Lo scopo della guerra secondo Orwell – Parte 6

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Nella prima, nella seconda, nella terza, nella quarta e nella quinta parte di questa rubrica “lo scopo della guerra secondo Orwell” abbiamo proposto il CAPITOLO III di “TEORIA E PRASSI DEL COLLETTIVISMO OLIGARCHICO”, il saggio presente nell’opera 1984 che il protagonista Winston Smith si trova a leggere in un momento di riposo, verso pagina 150 del libro.

Oggi proseguiamo continuando il capitolo V da dove l’avevamo interrotto.


George Orwell

Capitolo III: La Guerra è pace

PARTE VI

Lettura

Nessuno di questi progetti, tuttavia, riesce a essere attuato, col risultato che nessun superstato conquista posizioni di vantaggio rispetto agli altri due. Ciò che appare maggiormente degno di nota è il fatto che le tre potenze già posseggono nella bomba atomica un’arma che le ricerche in corso difficilmente riusciranno a superare. Anche se il Partito sostiene, com’è sua abitudine, di esserne stato l’inventore, le prime bombe atomiche apparvero all’inizio degli anni Quaranta e furono già usate su larga scala un decennio dopo, quando ne vennero sganciate centinaia sui centri industriali, soprattutto della Russia europea, dell’Europa occidentale e del Nordamerica. I suoi effetti convinsero i gruppi dirigenti di tutti i paesi che il lancio di altre bombe avrebbe significato la fine della società organizzata e quindi del loro stesso potere. A partire da quel momento non furono sganciate altre bombe, anche se non venne sottoscritta né sollecitata alcuna intesa ufficiale. Tutte e tre le potenze continuano a produrre bombe atomiche e a immagazzinarle, nella convinzione che prima o poi si verificherà un evento decisivo che ne imporrà l’uso.

Commento prima parte

Come detto nella parte precedente, la quinta, ci sono stati innumerevoli test atomici. Mi preme ricordare come molti dei test fatti dagli Stati Uniti sono stati fatti in territorio statunitense stesso, facendo ricadere sulla propria stessa popolazione tutti gli effetti dei test.

Lettura

Nel frattempo, per un arco di tempo di quaranta, cinquant’anni circa, l’arte della guerra è rimasta al passo. Gli elicotteri si usano oggi più che in passato, i bombardieri sono stati in gran parte soppiantati da proiettili autopropellenti, le navi da guerra, troppo fragili e costrette a un perpetuo movimento, sono state sostituite dalle Fortezze Galleggianti, praticamente inaffondabili, ma in ultima analisi di progressi ce ne sono stati ben pochi. I carri armati, i sottomarini, le mine, le mitragliatrici, perfino i fucili e le bombe a mano, si usano ancora. Inoltre, malgrado le continue carneficine riportate sui giornali e sui teleschermi, sono finite quelle battaglie all’ultimo sangue delle guerre precedenti, in cui in poche settimane morivano centinaia di migliaia o addirittura milioni di uomini.
Nessuno dei tre superatati si lancia mai in avventure che possano implicare il rischio di una seria sconfitta. Quando si intraprende un’azione su larga scala, si tratta di solito di un attacco proditorio lanciato contro un alleato. Non esiste alcuna differenza fra la strategia che le tre potenze seguono o fingono di seguire. Il piano generale, realizzato per mezzo di
un intreccio di combattimenti, contrattazioni e tempestivi atti di tradimento, consiste nell’acquisizione di un certo numero di basi che chiudano come in un cerchio questo o quello stato rivale, nella successiva firma di un trattato di pace con detto stato, col quale si resterà in termini di amicizia per un numero di anni sufficienti ad attenuare qualsiasi sentimento di sospetto.

Commento seconda parte

E' chiaro. Nessuno vuole la fine delle ostilità. Si guadagna un bel po' da entrambe le parti, compresa successiva ricostruzione. 

Lettura

Durante questo periodo le testate atomiche potranno essere immagazzinate nei punti strategici, quindi lanciate simultaneamente, con effetti così devastanti da rendere impossibile qualsiasi rappresaglia. Si potrà allora sottoscrivere, in preparazione di un altro attacco, un patto di amicizia con l’altra potenza mondiale. Inutile dire che un progetto del genere è un sogno che non si realizzerà mai. Inoltre, i combattimenti hanno luogo unicamente nelle regioni contese attorno all’equatore e al polo, e in nessun caso si procede a un’invasione del territorio nemico. Ciò spiega per quale motivo alcune frontiere tra i superstati siano aleatorie. L’Eurasia, per esempio, potrebbe conquistare facilmente le Isole Britanniche, che fanno parte della geografia dell’Europa; l’Oceania, per parte sua, potrebbe spingere le proprie frontiere fino al Reno o addirittura fino alla Vistola. Una simile mossa, però, violerebbe il principio, mai dichiarato ma rispettato da ciascuna delle parti, dell’integrità culturale. Se l’Oceania dovesse riuscire a conquistare quelle regioni che una volta erano note col nome di Francia e Germania, si renderebbe necessario sterminarne gli abitanti (un progetto, questo, che porrebbe notevoli problemi pratici) o tentare l’assimilazione di circa cento milioni di persone che, volendoci limitare al solo sviluppo tecnologico, sono su un livello ben diverso da quello dell’Oceania. Il problema si pone nei medesimi termini per tutti e tre i superstati. La loro struttura esige che non vi siano contatti con gli stranieri, con la sola eccezione, comunque limitata, dei prigionieri di guerra e degli schiavi di colore. Perfino l’alleato ufficiale del momento viene visto col massimo sospetto. A parte i prigionieri di guerra, il cittadino qualunque dell’Oceania non vede mai un abitante dell’Eurasia o dell’Estasia, e gli è interdetto l’apprendimento delle lingue straniere. Se gli si consentisse di avere contatti con stranieri, scoprirebbe che sono persone come lui e che la maggior parte di quanto gli è stato detto di loro è pura menzogna.

Commento terza parte

Guardiamo ciò che sta accadendo in est Europa oggi. Secondo voi, le innumerevoli vittime usate come carne da macello lungo il confine, che siano dell'uno o dell'altro schieramento, pensate davvero importi qualcosa a chi guarda dall'alto?

scopo della guerra
mappa 1984 di George Orwell

Seguirà parte 6. Se vi è piaciuto l’articolo, condividetelo e commentate le vostre considerazioni

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