Nella prima, nella seconda, nella terza, nella quarta, nella quinta e nella sesta parte di questa rubrica “lo scopo della guerra secondo Orwell” abbiamo proposto il CAPITOLO III di “TEORIA E PRASSI DEL COLLETTIVISMO OLIGARCHICO”, il saggio presente nell’opera 1984 che il protagonista Winston Smith si trova a leggere in un momento di riposo, verso pagina 150 del libro.
Oggi proseguiamo continuando il capitolo V da dove l’avevamo interrotto.
INDICE
George Orwell
Capitolo III: La Guerra è pace
PARTE VII
Lettura
Il mondo chiuso e separato nel quale vive andrebbe in pezzi e potrebbero svanire la paura, l’odio e l’ipocrisia su cui si basa il suo morale. Resta pertanto inteso da tutti i contendenti che la Persia, l’Egitto, Giava o Ceylon possono cambiare cento volte di mano, ma le frontiere principali possono essere attraversate solo dalle bombe.
Tutto ciò sottintende un fatto che non viene mai menzionato esplicitamente ma sul quale si conviene tacitamente e in base al quale si agisce: le condizioni di vita nei tre superstati sono più o meno le stesse. Nell’Oceania il sistema dominante si chiama Socing, in Eurasia Neobolscevismo, mentre per l’Estasia si fa ricorso a un’espressione cinese, di solito tradotta col nome di Culto della Morte, ma che forse si renderebbe meglio con Annullamento dell’Io. Al cittadino dell’Oceania non è permesso di sapere alcunché dei principi che governano gli altri due sistemi, tuttavia gli si insegna a esecrarli come sanguinosi insulti alla morale e al senso comune. In realtà le tre dottrine sono assai simili fra loro, mentre i sistemi sociali che esse informano sono assolutamente identici.
Commento prima parte
Nulla da fare, Orwell riesce a descrivere il nostro presente a distanza di decenni, chissà per quale strana "magia". Forse perché era già tutto preventivato?
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Ovunque vigono la medesima struttura piramidale, il medesimo culto di un capo semidivino, la medesima economia che dipende da un continuo stato di guerra e di esso si alimenta. Ne consegue che i tre superstati non solo non possono conquistarsi l’un l’altro, ma non trarrebbero alcun vantaggio se una simile evenienza si realizzasse. Al contrario, finché restano in conflitto fra loro, si sostengono vicendevolmente, come tre covoni di grano. Come al solito, poi, i gruppi dirigenti di tutte e tre le potenze sono al tempo stesso inconsapevoli e coscienti delle loro azioni. Dedicano la loro esistenza alla conquista del mondo, ma sanno anche che è indispensabile che la guerra non cessi mai e che non si raggiunga alcuna vittoria finale. Nel frattempo, il fatto che il rischio di conquiste non esiste, rende possibile quella negazione della realtà che costituisce la caratteristica precipua del Socing e dei sistemi di pensiero che gli si oppongono. È a questo punto necessario ripetere quel che si è detto poc’anzi, e cioè che la guerra, diventando perenne, ha mutato profondamente la propria natura.
Commento seconda parte
Ciò che viene descritto sembra di poca importanza, ma è fondamentale. Se tutti sono in guerra tra loro, da chi comprano le armi? Naturalmente gli apparati che confezionano armi come se fossero confetti, riforniscono entrambe le parti. Economie di guerra mentre i popoli muoiono di fame, accompagnato da slogan come "la guerra è pace" o "ce la faremo".
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In passato la guerra era quasi per definizione qualcosa che prima o poi finiva, in genere sotto forma di vittoria o sconfitta indiscutibili. Nel passato, inoltre, costituiva uno dei sistemi principali attraverso cui le società umane mantenevano un contatto diretto con la realtà. I governanti di tutti i tempi hanno cercato di imporre ai loro sottoposti una falsa visione del mondo, ma non si sono mai potuti permettere di alimentare illusioni tendenti a minare l’efficienza militare. Fino a quando la sconfitta implicava la perdita dell’indipendenza o conseguenze generalmente ritenute indesiderabili, era necessario intraprendere misure forti per evitarla. I fatti concreti non potevano essere ignorati. In filosofia, nella religione, nell’etica o nella politica, poteva anche accadere che due più due facesse cinque, ma quando si trattava di progettare un fucile o un aeroplano, due più due doveva fare quattro. Le nazioni meno forti finivano sempre per essere conquistate, prima o poi, e la lotta per l’efficienza non lasciava spazio alle illusioni. Il possesso di una simile dote, inoltre, consentiva di trarre lezione dal passato, il che implicava a sua volta la necessità di avere una nozione abbastanza accurata di quanto era accaduto. Ovviamente i giornali e i libri di storia avevano ognuno un proprio orientamento politico ed esibivano tutta una serie di pregiudizi, ma la falsificazione delle cose come si pratica oggi sarebbe stata impossibile. La guerra faceva da garante dell’integrità mentale. Anzi, se si prendono in considerazione le classi dirigenti, costituiva la forma di garanzia più solida. Fino a quando le guerre potevano essere vinte o perdute, nessuna classe dirigente poteva ritenersi totalmente irresponsabile degli avvenimenti.
Commento terza parte
In media, il prezzo di un carro armato Leopard varia tra i 13 e 15 milioni di euro (fonte). Centinaia di questi carri costano quindi miliardi. Eppure gli slogan continuano nel "non ci sono soldi per le scuole, per la sanità e per finanziare le ricostruzioni di zone terremotate"; ma se si tratta di guerra allora questi soldi vengono spesi ben volentieri.

Seguirà parte 6. Se vi è piaciuto l’articolo, condividetelo e commentate le vostre considerazioni